Serie A

"Fallo e Canestro" - Mi gira la testa...

Il commento "post partita", tra serio e faceto, di Francesco Bugnone

09.10.2017 15:42

MI GIRA LA TESTA

Ho la pressione stranamente a posto, ma gira.

Gira da due domeniche fa, quando a Brindisi ho visto ruotare undici giocatori e li ho visti segnare tutti e poi, dopo che il solito Giuri (a cui, probabilmente, da piccolo, un bambino con la maglia dell'Auxilium aveva rubato una macchinina, altrimenti non si spiega come ci massacri sempre) aveva fatto rientrare i pugliesi, ho visto Vujacic segnare un canestro della Madonna, quindi fare "no no" col ditino. Un'immagine che sono indeciso se tatuarmi sul petto o se chiedere all'Appendino di proiettarla sulla Mole ogni primo ottobre.

 

Tanta roba, ma ci vuole una controprova. Per esempio, la prima in casa, la possibilità di vedere certe cose a pochi metri di distanza. Ecco, da sabato sera la testa gira il triplo. Rotazioni confermate, circolazione di palla vorticosa, altissima qualità praticamente per 40’, escludendo la fine del secondo quarto in cui sembravamo improvvisamente giocare con una palla medica. E non contro una squadra qualunque, ma contro una Sassari di pari livello. La testa gira, perché, se negli anni passati, riuscivo sempre a ricordare le azioni che mi avevano fatto urlare di più, stavolta, uscito ululando dal palazzetto, le cose viste erano talmente tante che riesco con difficoltà a metterle in fila.

 

Ho qualche sprazzo di ricordo che inizia a venir fuori. Garrett che fluttua nell’aria. Patterson che fa un alley oop spuntando da sotto il tabellone, poi torna a dare una mano in difesa, poi riparte in attacco, sforna un assist, aiuta una vecchietta ad attraversare la strada e dà una mano di bianco. Mbakwe che recupera il 762esimo rimbalzo offensivo. Pasquini che fa aerobica in camicia bianca e pantaloni chiari per dare indicazioni ai suoi e, inspiegabilmente, non suda e non si strappa i vestiti. Vujacic che, come se non bastasse segnare 21 punti, trova il tempo di rimettere al suo posto Polonara. Stipcevic che mi provoca un leggero spasmo intestinale ogni volta che carica il tiro da tre. Jones che dimostra, con una trentina d’anni di ritardo, come “I’m on fire” di Springsteen sia dedicata a lui: gira voce che, nell’intervallo, si sia travestito per partecipare alla gara delle triple con i tifosi e abbia vinto. Stephens che, sulla carta, si diceva fosse l’ultimo straniero delle rotazioni, ma poi entra in una fase delicatissima e, come prima cosa, stoppa fortissimo. Banchi un secondo apparentemente imperturbabile e quello successivo a sclerare. Gli ultimi disperati secondi sassaresi con i palloni sparacchiati fuori dal campo fra i boati della folla.

 

Non ho voglia di vedere da quanto tempo non vincessimo le prime due di fila in massima serie, perché poi entrerei in modalità “tempo che passa, mio Dio sto invecchiando” già innescata a inizio partita da un amico che, parlando del buon Iannuzzi, lo definiva non particolarmente giovane, facendo scattare la mia calcolatrice mentale sulla differenza di età fra me e un 1991. Non ho voglia di risalire a quanti anno siano passati, ma sono solo contento. Ok, è presto, la strada è lunga, ma, per favore, non smettete di farci girare la testa. Quest’anno potremmo prenderci alcune cose sfuggite, anche per sfortuna, una stagione fa e, soprattutto, come ricordava un altro amico a fine gara, magari è persino la volta buona che battiamo Capo d’Orlando.

 

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