Serie A

CANESTRO e FALLO - Via Crucis

21.03.2017 14:58

Sabato sera guardo al futuro cestistico torinese con un certo ottimismo. Abbiamo comprato Hollins per sopperire all’assenza di DJ, dobbiamo tenere duro ancora contro Venezia e poi avremo di nuovo tre lunghi da far ruotare. Poi faccio l’errore di guardare il cellulare: Mazzola in forse, problemi a una caviglia. Il sorriso diventa paresi, senza sapere che quella situazione sarebbe stata il Carnevale di Rio al confronto degli accadimenti successivi. Di lì a qualche ora, tv accesa sullo streaming della Lega, con le sue immagini da cinema dinamico in grado, con alcuni stacchi improvvisi, di far sentire la necessità di avere un sacchetto di carta a portata di mano per ogni evenienza. Si parte col freno a mano tirato per entrambe, poi la Reyer inizia a metterne parecchi e parecchi da tre. L’Auxilium lotta, ma le percentuali sono superiori solo a quelle che avrei io con Charlize Theron. Il primo quarto dice 25-9. Lo spettro di Cremona e quello veneziano dello scorso anno, aleggiano, ma stiamo lottando. Il secondo quarto sembra aprirsi sulla falsariga del primo e, sul +19, subentra la rassegnazione a trascinarmi fino al termine dell’incontro occupando la mente con riflessioni varie, come quella, suggerita dai cronisti lagunari, che Ress potrebbe essere il padre di Okeke. Mi deprimo ulteriormente pensando che Ress, oltre a poter essere genitore di un quasi diciannovenne, ha i capelli grigi, è stato chiamato “nonno” da Crespi durante un’altra telecronaca e, nonostante ciò, è più giovane di me da un anno. Le elucubrazioni sul tempo che passa si fermano in fretta, però, perché qualcosa cambia. Vitucci butta dentro Cuccarolo ed è come quando nei film d’azione americani, tirano fuori l’arma segreta, gelosamente custodita in un laboratorio sotterraneo fino al momento giusto. Incominciamo a girare di brutto e i segnali per la rimonta ci sono tutti: Wilson zompa da tutte le parti regalando, tra le altre cose, un alley oop spettacolare e un gioco da tre punti, Harvey mette una tripla pesante, Cuccarolo sembra non saper far altro che segnare, Wright accorcia da sotto di pura classe, mentre sul lato opposto l’emblema è Ejim che sbaglia una schiacciata pressochè da solo facendomi scappare un pernacchione. Che l’inerzia sia cambiata lo dice il penultimo possesso del quarto che diventa ultimo, visto che conquistiamo il rimbalzo e andiamo a meno uno. Still alive. Quando si riparte siamo ancora belli pimpanti: Wilson ci riporta su di uno, Harvey pareggia dopo la tripla di McGee, ma ho uno strano sentore, un dettaglio mi sfugge, come se mancasse qualcosa. O qualcuno. Non ho tempo di pensarci: Jamil mette male la caviglia cadendo ed esce dolorante. La sfiga ha ottimi occhiali. Qualche istante dopo capisco anche cosa non mi tornasse: i telecronisti di casa se lo sono totalmente persi, ma Wright è in panchina, in maglietta, segno che verosimilmente si è fatto male anche lui. Si mette male, Venezia scappa, Wilson, novello Enrico Toti, stringe i denti e rientra dopo qualche minuto, ma il quarto si chiude 71-47. Tendenzialmente, in questa situazione di punteggio, la mia autodifesa è azzerare l’audio. Questa volta no. I ragazzi, in emergenza, stanno dando tutto. Il mio mattoncino alla loro sofferenza sportiva sarà sopportare le urla stridule dei cronisti ai canestri di Venezia e ne arriva subito uno quando Viggiano timbra il più 27. Ma l’urlo che fa più male è ancora una volta quello di Wilson: altra caduta sulla caviglia, stavolta bisogna uscire. L’immagine fugace di Jamil a terra nel corridoio che porta agli spogliatoi, è il simbolo della via Crucis torinese in laguna. L’ultimo quarto non è solo dolore, ma anche orgoglio. Poeta e Washington prendono per mano la squadra e iniziano ad accorciare. Una missione impossibile, troppo ampio il divario, troppo poco il tempo, ma gli occhi restano incollati sul parquet lo stesso. E ci si ritrova con Okeke che segna il canestro del meno dieci a due minuti dalla fine e qualcosa vicino a una lacrimuccia che si materializza. Non segneremo più, Washington sarà costretto a uscire dopo una botta giusto per completare la bella serata e la bomba da metà campo sulla sirena di McGee a fissare il più 19 finale è poco meno di un atto di bullismo. La domenica sera termina con l’umore che solo la prospettiva di una settimana a cercare ovunque responsi medici può dare. Un referto su un certo muscolo, però, posso già stilarlo anche se non ho studiato medicina: il cuore dell’Auxilium è enorme e continuerà a battere forte.

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