Pink and Roll

Il nostro anno gialloblu

31.12.2018 17:41

L'ultimo giorno dell'anno viene sempre voglia di guardare al passato, i traguardi raggiunti, i fallimenti, le sfide superate e quelle che ci hanno messo ko: per questo motivo ho pensato al 2018 della Fiat Torino e mi sono resa conto che i momenti memorabili non sono mancati.

Esattamente un anno fa eravamo intenti a prepararci per i festeggiamenti con un unico desiderio in testa, ovvero che non cambiasse nulla: la squadra girava a meraviglia, eravamo stabilmente nella parte alta della classifica e alle top 16 di Eurocup.

Garrett, Patterson, Vujacic, Mbakwe e Washington ci facevano fare sogni osceni che si concludevano sempre alzando una coppa, sulle ali dell'entusiasmo e col sorriso stampato in faccia.

Le feste passano, anzi la festa finisce, e a fine gennaio, dopo la partita vinta a casa di Varese, Luca Banchi si dimette da allenatore.

Ricordo il momento esatto in cui ho letto la notizia come fosse ieri: bocca aperta, il panico nei miei occhi e in quelli della mia famiglia, messaggi inviati a chiunque chiedendosi perchè, tentativi di lettere aperte per far cambiare idea al coach.

Un'onda anomala si era abbattuta su Torino, portandosi via tutto ciò che di buono era stato costruito e lasciando i tifosi a pezzi e furiosi verso la dirigenza: silenzi stampa, supposizioni fantasiose, motivazioni così assurde da non volerci credere e porte degli spogliatoi che vorrebbero parlare per togliere ogni dubbio.

Inizia un periodo di buio totale dove, con Recalcati alla guida, la squadra non è più capace di vincere: lo stesso coach, non trovando vie d'uscita, sceglie di andar via.

Paolo Galbiati si ritrova da essere un giovane vice allenatore ad aver per le mani un'enorme patata bollente chiamata Fiat Torino, ma invece di andare nel panico si torna a vincere a Pesaro e a preparare la Coppa Italia.

Ecco, se qualcuno mi domandasse quale sia stato il momento più incredibile del mio 2018 non avrei dubbi: tre giorni in cui siamo passati dall'essere scettici ed accontentarci di fare buona figura, alla speranza di arrivare in semifinale, all'euforia di giocarci il trofeo a Firenze.

Penso sia stata la partita più lunga di sempre, almeno emotivamente, e potrei raccontarvi della pressione fuori controllo, dei brividi, di come mi sono nascosta in bagno per non dover guardare gli ultimi secondi della partita e dell'urlo che ha risvegliato l'intero quartiere dopo la rubata di Deron con successivo canestro della vittoria di Sasha: potrei, ma so benissimo che ricordate quei momenti bene quanto me, perchè non c'è sensazione più bella di amare una squadra e di vederla vincere quando tutti la danno per finita.

Si sa che i momenti felici sono sempre solo momenti e che i momenti negativi invece durano ben più di un attimo: la gioia per la Coppa non si è mai spenta ma è andata via via sbiadendo sconfitta dopo sconfitta, facendo posto alla rabbia di essersi lasciati sfuggire i playoff dopo quella vittoria storica, inanellando 9 sconfitte consecutive che ci hanno portato a chiudere il nostro campionato a inizio maggio.

La squadra non era più la stessa, i troppi cambiamenti dell'ultimo minuto non hanno dato nuova energia ma al contrario hanno rotto gli equilibri che sembravano essersi faticosamente ricostruiti a Firenze: Vander Blue è stato probabilmente l'acquisto più scellerato della storia del basket a Torino.

I mesi passano e le voci di mercato si fanno strada sotto l'ombrellone, sono passati più nomi americani sui giornali torinesi che venditori di cocco a Ferragosto: quello che doveva arrivare ma ha preferito l'NBA, quello che doveva volare ma ha preferito restare a terra, quelli arrivati ma mai firmati, quelli firmati per tre anni ma cacciati.

Un aereo arriva in ritardo, a fine settembre, e a bordo ci sono i due acquisti più controversi della stagione: Larry Brown e Jamil Wilson.

Da una parte una leggenda del basket alla sua prima avventura europea, celebrato per la sua carriera ma messo in dubbio per la sua non-esperienza col basket europeo; dall'altra il giocatore che ci aveva fatto sognare due anni prima, quello che sarebbe dovuto essere un "usato garantito", ma che ad oggi sta deludendo le aspettative.

Inutile dire che la prima scommessa sia stata persa, abbiamo parlato abbondantemente del caso Brown e non c'è momento più adatto di questo per smettere di guardarsi indietro e pensare solo a ciò che si potrà migliorare nel futuro prossimo.

Nel futuro è scritto nuovamente il nome di Galbiati ma mancherà uno dei giocatori più positivi della prima parte di stagione, un uomo degno di rispetto per la sua carriera che invece è stato cancellato come un Victor Rudd qualsiasi dal roster della Fiat Torino: siamo tutti Carlos Delfino.

Dodici mesi sono passati ma le brutte abitudini non passano mai e le porte degli spogliatoi non sono mai abbastanza chiuse: qualcosa però si sta muovendo e possiamo solo aspettare di conoscere ciò che avverrà a livello proprietario.

Il 31 dicembre è la giornata dei buoni propositi e io ne ho solo uno: non perdere la speranza, anche quando tutto ci farebbe venir voglia di lanciare il nostro abbonamento in fondo al Po.

Photo credits: Fotoracconti.it

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