Serie A

Coach Arioli: "Più ombre che luci"

L'analisi del coach della Crocetta sul momento della Fiat

18.03.2019 11:50

PIU’ OMBRE CHE LUCI

Parole, dubbi, speranze, timori… Sulla telenovela societaria che fa da pesante contorno a questo periodo di storia cestistica torinese non ci esprimiamo. Ma poi bisogna entrare in campo e devono contare solo i due punti e trovare il modo di togliersi dalle sabbie mobili di questa classifica pesante. Parliamo di basket giocato, quindi. E purtroppo molto più delle ombre che delle poche luci viste contro la VIRTUS BOLOGNA.

12 MINUTI E 23 SECONDI: E’ il momento in cui la FIAT produce il primo chiaro tiro aperto (peraltro sbagliato da HOBSON). Le difficoltà dei torinesi nel costruire offensivamente soluzioni di qualità sono un fardello che per tutta la stagione si sono portati addosso. I limiti individuali dei giocatori sono evidenti, la capacità di lettura tecnica molto limitata, troppo raramente viene messo “in ritmo” un compagno e la palla ristagna nelle mani sempre mezzo secondo di troppo. Tanti giocatori “con punti nelle mani” non costituiscono automaticamente un buon attacco, se togliamo HOBSON (quando ha la luna dritta, però, e non è stato il caso di domenica. E’ bastato che MARTIN lo azzannasse fisicamente nei primi possessi per renderlo polemico, spento e insicuro) e POETA (che però costruisce per gli altri quasi unicamente da situazioni di pick’n’roll centrale) c’è un deserto di esclusivo individualismo tecnico che spiega le difficoltà di GALBIATI & COMAZZI a strutturare un sistema offensivo efficace.

PRONTI? VIA! E GLI ALTRI SCAPPANO…  Soprattutto al PALAVELA è stato un motivo ricorrente: inizi di partita sonnolenti e squadra costretta ad inseguire. Qualche volta la FIAT è riuscita a recuperare (non bisogna smettere di accendere i ceri per esserci riuscita contro PISTOIA qualche mese fa), troppe altre volte no. Per rimanere nello specifico: i primi possessi difensivi contro la VIRTUS sono stati imbarazzanti, disattenzione e superficialità hanno regalato troppi canestri facili, e quando una squadra va così avanti nel punteggio l’inerzia positiva la porta a concludere anche situazioni più difficili (due triple al 24’). Il quintetto iniziale dei torinesi, con JAITEH E MCADOO contemporaneamente in campo, poteva essere una buona idea, a patto di martellare palloni sottocanestro attaccando BALDI ROSSI, ma anche qui il post basso non è stato alimentato per tutto il primo quarto. Quando alzi gli occhi e sei 7-21 e poi 11-33 vuol dire che stai giocando la partita al contrario. In tutto questo, o forse tutto questo, succede perché il brodo della cattiveria agonistica è insipido. L’impressione è che solo lo staff tecnico e capitan POETA domenica avessero chiara l’importanza del match e abbiano provato a dispensare carica e motivazione. Troppo poco.

SI PUO’ AFFOGARE IN QUESTO BASKET?  Considerazione generale: il livello delle squadre della parte bassa della classifica è onestamente poco decoroso. E la pallacanestro vista quest’anno sovente imbarazzante. Continuiamo a credere che la FIAT, nonostante i problemi che ha intorno e le difficoltà tecniche che ha al suo interno, poco c’entri con le sue compagne di classifica. Le buone partite che saltuariamente ha prodotto impongono di non perdere la fiducia e l’ottimismo per una salvezza comunque molto alla portata dei gialloblu. Mai come ora la società deve puntellare il lavoro dello staff tecnico, e il pubblico, numeroso e comunque vicino alla squadra, è il segnale da cui ripartire dopo l’infelice prestazione di domenica.

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