Serie A

Okeke: "La panchina? Mi ha fatto bene. Sullo Ius soli..."

Il giovane gialloblù, fresco di convocazione in Nazionale, si racconta a Basket su Torino

20.10.2017 19:59

Terzo quarto di Fiat Torino contro Andorra. La penetrazione di Walker nel cuore dell’area torinese sembra una lama mentre ricama noci di burro. Palleggio forte di destro, strada per il canestro spianata. Dal nulla si materializza improvvisamente la sagoma di un gigante di 206 centimetri, che in una frazione di secondo cancella il tiro dello statunitense e fa esplodere di gioia il PalaRuffini. Arrossendo poi per l’emozione, mentre i compagni di squadra lo riempiono di pacche affettuose. 
Si è presentato così in Europa David Okeke, fresco di convocazione con la Nazionale di Meo Sacchetti: al secondo anno con la maglia della Fiat Torino il giovane azzurro classe 1998 ha ripreso a ritagliarsi lo spazio prospettato per lui a inizio anno da coach Banchi, ma mai effettivamente concesso. Fino a martedì scorso. 

- David, dopo le panchine di inizio anno sei tornato in campo lasciando il segno nella vittoria in Eurocup contro Andorra…
“Devo ringraziare coach Banchi e il suo staff che stanno facendo un lavoro incredibile. Ma non voglio dimenticare coach Frank Vitucci, anche lui è stato fondamentale per la mia crescita”. 

- Anche lasciandoti in panchina? 
“Certo, stare a guardare mi ha fatto bene. Ho capito che per giocare devo lavorare di più”. 

- E quando si è presentata l’opportunità…
“Nella partita con Andorra ho semplicemente cercato di dare il massimo. Mi sentivo pronto, sentivo dentro di me un demonio che voleva giocare. E in campo l’ho liberato”. 

- Attirando l’attenzione di Meo Sacchetti, ct della Nazionale. Te l’aspettavi la convocazione a pochi mesi dall’argento mondiale Under 19? 
“Non così in fretta, è stato un sogno che è diventato realtà. Sono ancora incredulo, molto contento e sono molto orgoglioso, rappresentare il proprio paese con la nazionale maggiore è bellissimo”.

- Hai detto “Il mio paese”, giustamente. Eppure, nonostante tu sia nato a Monza, sei diventato italiano a 18 anni visto che i tuoi genitori sono nigeriani…
“La cittadinanza è un diritto che ogni ragazzo nato in Italia deve avere. Non vedo il perchè uno che nasce in Italia non può avere la cittadinanza fino a una certa età. Io sono chiaramente orgoglioso delle mie origini nigeriane e della mia famiglia, ma mi sento italiano in tutto e per tutto. Gioco anche con la Nazionale…”

- Intanto si studiano soluzioni per ritagliare spazio in serie A ai giocatori italiani…
“Argomento molto attuale, ma penso che chi merita gioca. Non vedo differenza tra italiani o stranieri: chi merita va in campo, anche se è normale volere più italiani. Credo che la soluzione sia meritarselo.  

- A che età ti sei innamorato del basket?
“Relativamente tardi, da piccolo giocavo a calcio, non mi aspettavo che il basket sarebbe poi diventata la mia vita. Sono cresciuto tantissimo verso i 10 anni e mio papà mi ha detto “andiamo a fare basket”.

- In una città come Torino, parlare di calcio è sempre difficile, si rischia di dividere il pubblico…
“Ma io sono del Milan, quindi… (sorride)

- Sei sempre stato un giramondo: prima Pavia, poi Roma, Casale Monferrato, Borgomanero. Ora Torino. Fine del percorso?
“Per tanti anni non ho trovato una destinazione fissa, ho girato parecchie squadre. Ora a Torino ho finalmente trovato la mia casa”.

- Hai mai incontrato il razzismo o la discriminazione nel tuo percorso?
“Sono stato discriminato per colpa delle mie origini, sono riuscito a combattere il razzismo con l’aiuto del gruppo, degli amici, dei compagni di squadra. Sono problemi quotidiani che con l’integrazione e il rispetto delle regole si possono risolvere”. 

- Ti fa più paura il razzismo o un avversario?
“La paura è un sentimento che fa parte di noi. La combatto essendo me stesso, distraendomi, avendo fiducia e sopratutto confrontandomi con i compagni e con il loro aiuto”. 

Sorprende la maturità di David Okeke, anche se la voce cavernosa e adulta la preannuncia. Sorpresa che si trasforma in tenerezza quando un alunno della Boncompagni gli chiede quanto abbia vinto nella sua vita: “Poco - la risposta di Okeke -, una medaglia per la corsa campestre e un argento mondiale”. 
La semplicità dei campioni, la purezza di un ragazzo cresciuto in fretta. Dentro e fuori. 

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