CANESTRO E FALLO - “Vista dal divano”
Questa puntata di Canestro e Fallo avrebbe dovuto intitolarsi “Vista dal campo”: avrei lasciato il mio solito seggiolino da abbonato per vederla in tribuna stampa, ma una piccola indisposizione mi ha costretto a casa e quindi il mio punto di vista è cambiato: canale 58 di RaiSport, posizionamento sul divano e via. Sarà per la prossima volta.
Non tutto il male viene per nuocere. Ci sono cose che, dal Ruffini, non avrei colto con chiarezza come davanti alla televisione:
Alessandro De Pol che ci informa che Coach Paolo Moretti gli ha fatto conoscere le canzoni di Gianni Togni L’espressione di Alessandro Gentile quando viene fischiato fallo in attacco all’Urania al penultimo possesso, il primo con gli ospiti sotto nel punteggio. Aveva appena capito che 34 punti e 51 di valutazione non sarebbero serviti a una fava, con rispetto parlando. L’intervista a caldissimo del neo-laureato (complimenti!) Federico Massone in cui oltre a dirsi genuinamente confuso per il fatto di aver vinto una gara in cui siamo stati sotto per 39 minuti e passa, ha rivelato come siano una certa calma e razionalità nell’intervallo a permettere di ribaltare partite in cui siamo stati pesantemente sotto come venerdì sera o contro Cividale.
Tutti gli ultimi quarti di Torino in casa sono stati tonanti, anche quello contro Pistoia nonostante gli ultimissimi secondi che sto pensando di farmi estrarre dal cervello, tipo “Se mi lasci, ti cancello” (scusate se metto il titolo italiano, è una merda, ma mi sarei sentito troppo arrogante a scrivere l’originale). Quello che è successo pochi giorni fa ha avuto dell’incredibile, anche perché la rimonta è stata lenta, tranquilla, non bruciante, anche per il numero limitato di triple che siamo stati capaci di scoccare. Progressivamente il Pala Gianni Asti è passato, citando il mio amico Max, dall’essere una ghiacciaia a essere una solfatara con loro che sbagliavano tutto e noi più nulla o quasi. Tra le mura amiche “Non è finita finché non è finita” è un precetto esistenziale che dovrebbe essere scritto all’interno del Palazzo.
Certo che è stata dura e da casa è ancora più dura, ti innervosisci di più, sei meno tollerante. Se su un seggiolino del Ruffini quando le cose vanno male mi metto le mani in faccia e chino la testa per poi dire “dai” battendo le mani appena ricominciamo ad attaccare, davanti al televisore sei meno propenso ad accettare l’errore, ti alzi, sposti una sedia con un piede, pardon, ficchi un calcio alla sedia. Non puoi urlare (non puoi urlare tanto) come dal vivo altrimenti i vicini chiamano la polizia, quindi ti viene a mancare una valvola di sfogo. Quando Bruttini ha sbagliato l’appoggio del sorpasso, dopo l’ennesima partita di sostanza, sono proprio uscito dalla stanza. Ebi, in una gara contro la Virtus nel 2015/2016 ne sbagliò uno ancora più facile, ma lì ero inchiodato al seggiolino, sono rimasto al mio posto e ho ululato alla luna che faceva capolino tra i vetri.
Però se alla fine metti la freccia, Allen fa il tap in del più uno, fallo in attacco loro, due su due di Teague il sorriso è lo stesso di quando sei lì per quanto essere lì vuol dire abbracciarsi con gli amici e poter urlare tutto quello che hai dentro (quindi è oggettivamente meglio), ma il sorriso non cambia. Una vittoria che grida “Sei intenditore di ippica?” (non a caso in contemporanea stava giocando anche il Milan di Allegri), che lascia ancora qualche pensiero fosco su alcuni giocatori che al momento sono palesemente indietro e buone certezze su chi traina e non accenna a fermarsi. La speranza è che i primi possono recuperare in fretta e allora forse potremmo iniziare a divertirci anche fuori casa, ma è tutto indecifrabile in un campionato con ottocento squadre in due punti che è già una tonnara dopo una manciata di gare e continuerà a esserlo per tutti fra colpi di scena e montagne russe. Vediamo cosa ci riserva la serata di oggi.
Il motivo per cui mi è dispiaciuto maggiormente non assistere dal vivo a Basket Torino-Urania Milano e il non aver potuto partecipare al minuto di silenzio per Raffaele Marianella, un minuto dove non è volata una mosca, che ha stretto il cuore di tutti nei confronti di una morte insensata oltre l’immaginabile. Per questo le parole di Paolo Moretti in conferenza stampa mi sono piaciute molto. Un pensiero affettuoso alla famiglia che fa e farà i conti con un fatto inaccettabile da qui in avanti.


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