Pink and Roll

Nessun uomo è un'isola

30.10.2018 09:00

Devo fare una premessa: è sempre difficile commentare una brutta partita,trovare argomenti quando niente di ciò che hai visto in campo ti ha dato spunti positivi, quando la delusione annebbia quella che dovrebbe essere una visione critica. Una chiave ironica mi sembra l'unico modo per sdrammatizzare e far notare, senza cattiveria, gli errori nelle sconfitte allo stesso modo di come si esaltano i momenti più belli di una vittoria.

Tornando a noi, la partita contro Sassari si preannunciava difficile sia dal punto di vista tecnico, contro una squadra dal roster talentuoso e assolutamente in fiducia, sia dal punto di vista mentale: ultima di quattro partite fuori casa e immediatamente successiva alla sconfitta di Vilnius, che ha lasciato la Fiat Torino ultima del suo girone in Eurocup con zero vittorie.

Ciò che ci si sarebbe augurati era una reazione, una prova di carattere per convincere almeno dell'andamento positivo in campionato.

La realtà è stata ben diversa: la squadra è scesa in campo pronta a far festa, e non per un atteggiamento spensierato, bensì travestita da Halloween in anticipo di qualche giorno, con fantasmi, zombie e una regia degna di Dario Argento.

L'approccio debole e svogliato in difesa e la poca cattiveria agonistica in attacco portano Torino ad inseguire fin da subito, e recuperare è difficile se invece che rimbalzi si prendono farfalle.

Più che una notte da leoni, in terra sarda sembra essere una notte da porceddu.

Nel terzo quarto la squadra sembra aver trovato equilibrio, portandosi fino a due punti dalla compagine insulare, ma le troppe palle perse permettono a quest'ultima di chiudere i giochi a suon di triple e lasciando Poeta e compagni con espressioni afflitte.

Nell'oblio torinese brilla però limpidissima una stella di nome Tekele, che trova il canestro praticamente ogni volta che tira e soprattutto nelle condizioni più difficili: se a inizio stagione era considerato il sesto o settimo uomo, ad oggi è uno di quelli che più impensierirà le nostre prossime avversarie.

Per qualcuno che fa bene, altri fanno malissimo, e il risultato ne è la prova.

Wilson è l'ombra di se stesso, commette i soliti due falli nei primi minuti di gioco e va a sedersi in panchina; quando è in campo gioca così male che viene da pensare lo faccia di proposito per non farsi proporre un contratto da Portland, ma dubito che il suo amore per la nostra città lo spinga a tanto.

Mcadoo  invece mi porta a ripensare ai libri del liceo, alle lezioni di genetica: se Bob è cugino di suo padre, non c'è dubbio che lui somigli alla mamma. Il centro sassarese lo porta a scuola e nel secondo tempo inizia anche a tirare da tre punti: insomma, ci ha presi un po' per il Cooley.

Anche Carr non è in serata, non trova ritmo ed i suoi punti a questa squadra servono come il pane: è chiaro però che non si possa fare affidamento soltanto su un rookie e che ciò che realmente serve è il gioco di squadra semplice, pulito e intelligente che quasi sempre porta alla vittoria. Si sa, nessun uomo è un'isola, e trovo sia una metafora adattabile anche al gioco del basket.

I segnali non sono incoraggianti, ancor meno se si aggiunge al tutto il desaparecido coach Brown, e la settimana che attende l'Auxilium non è certo delle più semplici, con Malaga e Milano, ma finalmente si ritorna tra le mura amiche e potrà contare sul calore del Palavela.

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