Serie A

Curva Washington : un segnale positivo ed un esempio da seguire

02.01.2017 11:00

Anche per chi segue da qualche decennio le vicende del basket di serie A  in questa "cestisticamente schizofrenica"  città,  capire cosa determini l'affetto e l'afflusso dei torinesi verso il Ruffini e verso la pallacanestro  di alto livello rimane comunque un mistero. Semplificando si direbbe che sia sufficiente vedere bel gioco e qualche vittoria per intasare i sentieri di Viale Burdin di "bogianen"  giovani e meno giovani. In realtà i meccanismi sono più oscuri, peggio ancora oggi, in cui tutto o quasi dipende dalla visibilità e comunicazione legata alle nuove tecnologie, qualsiasi novità nasce, vive, trionfa e infine muore (si spera di no, non solo in questo caso) in funzione di qualche manciata di  distratti click. In pratica il passa parola dei tempi che furono, solo più potente  e ri-consultabile all'infinito, con la sola imposizione del pollice destro. In realtà parlando del passato, di pienoni a palazzo se ne sono visti tanti, ne citiamo 2 per tutti, non appartenenti al periodo d'oro di alta classifica costante di metà anni 80, per questo più significativi e sorprendenti se vogliamo. A cominciare da quello per la finale di Korac nel  1976 (aspettiamo amarcord da Domenico Latagliata, anche se forse ai tempi era troppo giovane persino lui), numero di spettatori indefinito ed illegale, nonostante la squadra (Chinamartini lo sponsor dell'epoca)  fosse  arrivata solo 24 mesi prima col trasferimento da Asti e stava anche  retrocedendo in A2... Un' altra calca degna di nota e bella viva nella nostra memoria, gara 2 quarti di finale del 199o conto la odiata Cantù, la allora "Ipifim" vinse, scusate , dominò  la A2 e ai tempi questo garantiva la partecipazione ai play off scudetto. Quel pomeriggio il palazzo non mostrava soluzione di continuità, una curva unica di cori e bandiere, tremava tutto, non si sentì  neanche il rumore delle schiacciate di Darryl Dawkins, non a caso come molti sapranno soprannominato Chocolate Thunder non certo per la delicatezza dei suoi "appoggi" a canestro ....Non per fare torto a numerosi altri sold out, anche recentissimi e altrettanto indimenticabili , ma è così che sogniamo di vedere sempre  la nostra cattedrale pagana, la punta di un iceberg enorme  chiamato TorinoBasketCity, la città della Mole che respira pallacanestro sotto tutti i portici, in ogni controviale, in ogni piazza, in ogni periferia, in ogni palestra e soprattutto in ogni giardino pubblico dove ci sia un canestro, o più di uno. Non facile, ma l'unico modo per non correre il rischio di un nuovo ventennale  oblio, è riempire costantemente le gradinate e i seggiolini del palazzetto  costantemente, facendo anche più rumore possibile, reale ma anche mediatico.  Chi consulta questo sito , probabilmente avrà idea di cosa è successo negli anni recenti, di chi è venuto  sempre a vedere le partite anche nelle serie minori, di chi ci è tornato solo con la serie A, di chi si è scoraggiato dopo una mancata promozione Serie A , di chi poi è ritornato dopo la rocambolesca promozione dell'anno successivo, di chi ha pregato per rimanere in Serie A aspettando un risultato di un altro campo che non arrivava  mai.... E forse anche di chi si è avvicinato solo recentemente e che mai prima d'ora aveva messo piede dentro le rotonde gradinate  della vecchia arena, secondo noi è questa la buona notizia che fa sembrare il nostro sogno un po più reale, tanto quanto l'approdo  di Fiat: non importa quanti o chi siano i nuovi frequentatori  l'importante è  che ce ne siano e si facciano notare in modo rumoroso e festoso, e abbiamo trovato interessantissimo questo gruppo che si fa chiamare "Curva Washington" in onore del giocatore più spettacolare, generoso, efficace e divertente che il roster di quest'anno annoveri. Deron Washington appunto, e i suoi fans sono esattamente come lui, colorati e carichi di un'energia inesauribile, seppure sistemati in un settore tradizionalmente molto posato, il primo anello numerato dal lato opposto alla "Curva Guerrieri" cioè  il settore della tifoseria organizzata, ma volendo saperne di più, abbiamo incontrato uno dei loro componenti più estroversi, Daniele, lo abbiamo obbligato a fare da portavoce suo malgrado e ci siamo fatti raccontare qualcosa di loro...

_mg_9068   BST: Chi siete , quanti siete e da quanto frequentate il palazzetto? CW : Siamo un gruppo di amici e amiche, circa una quinicina, di età variabile tra i 25 e 35 anni circa, provenienti quasi tutti dalla cintura sud, Nichelino e dintorni in pratica. Eravamo troppo giovani o addirittura neonati per seguire l'ultima Auxilium di serie A, abbiamo sempre seguito il basket NBA e molti di noi anche giocato dalle nostre parti, campetti e squadrette della zona, con il ritorno della serie A ci siamo incuriositi e abbiamo iniziato a frequentare sporadicamente già lo scorso anno, senza che nessuno ci invitasse o ci consigliasse, tutto molto spontaneo, tant'è che non siamo neanche abbonati, compriamo i biglietti volta per volta e non ci siamo sempre tutti. BST : Come mai vi siete posizionati in un settore tradizionalmente "silenzioso? Non è che qualcuno dei vostri vicini di posto  si infastidisce... CW : un po' per caso, un po' perchè si vede bene dal primo anello, un po' perchè quel settore è il giusto compromesso tra prezzo e vicinanza al campo, senza dover essere per forza nella bolgia dei tifosi più organizzati. Si in effetti qualche vicino che vorrebbe  rimanere seduto viene un po disturbato, ma noi cerchiamo sempre di coinvolgerli col sorriso e spesso quando la partita si accende, alla fine si agitano anche loro, speriamo di trascinare un po tutti così facendo, ma se non riusciamo fa lo stesso, ognuno è giusto che viva le partite come crede, noi le viviamo così! BST: La scelta di Washington come vostro nickname? CW : Non conoscendo granchè del basket europeo, abbiamo iniziato a scherzare dicendo "vai generale Washington", ma presto ci siamo accorti delle sue doti di trascinatore , simpatia  e spettacolarità, è stata una conseguenza naturale, lui gioca il basket che ci piace vedere, la moglie ci ha dato riscontro sui social, lui oltre a  a venire  sotto la "curva" dopo le partite non lo abbiamo ancora incontrato, ma ci stiamo lavorando... 168bf534-efd3-413d-bf3c-a79c71d36f7a   BST : vi siete fatti notare anche perchè avete subito messo in mostra t shirt, striscioni, presenza costante sui social...ma siete così organizzati? CW : anche qui ci è venuto tutto spontaneo, al giorno d'oggi è abbastanza  facile far personalizzare indumenti , gadget ecc, se non esageri puoi anche non spendere tanto, stiamo cercando di fare anche i cappellini....Per quanto riguarda i social, anche qui tutto una conseguenza del fatto che alcuni di noi li usavano abbastanza già prima, un po' come tutte le persone della nostra età, poi vedendo che riceviamo attestati di stima e followers, ci stiamo divertendo ad alimentarli con una certa frequenza, sempre con contenuti festosi e mai polemici. Chissà che nascano altre "curve Washington" in altri punti del Ruffini, creando un effetto domino e magari lo rendano  inadeguato numericamente, le alternative, seppure più costose come gestione, non mancherebbero, certo devono essere sostenibili, ma la nostra agognata città del basket le potenzialità le avrebbe,  ce lo auguriamo di cuore, nel frattempo non ci rimane che prendere atto di come (e non è una novità recente) sia più facile avvicinarsi al basket grazie al marketing nba che alla possibilità di vederlo dal vivo  sotto casa, e anche di quanto la dimensione social sia rilevante, e in questo dobbiamo constatare come  Auxilium si stia muovendo  bene, seppure incastonata in un sistema come quello di legabasket che potrebbe fare molto ma molto meglio,ma questa è un'altra storia, chioserebbe Lucarelli, e anche noi questa volta. Ecco una gallery con alcuni scatti che ci ha passato Daniele e altri realizzati dagli amici di Planetbasket.it [gallery ids="1987,1986,1985,1984,1983,1982,1981,1980"] questi i profili social di riferimento della Curva Whashinton Facebook e Instagram
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