
Curva Washington : un segnale positivo ed un esempio da seguire
Anche per chi segue da qualche decennio le vicende del basket di serie A in questa "cestisticamente schizofrenica" città, capire cosa determini l'affetto e l'afflusso dei torinesi verso il Ruffini e verso la pallacanestro di alto livello rimane comunque un mistero. Semplificando si direbbe che sia sufficiente vedere bel gioco e qualche vittoria per intasare i sentieri di Viale Burdin di "bogianen" giovani e meno giovani. In realtà i meccanismi sono più oscuri, peggio ancora oggi, in cui tutto o quasi dipende dalla visibilità e comunicazione legata alle nuove tecnologie, qualsiasi novità nasce, vive, trionfa e infine muore (si spera di no, non solo in questo caso) in funzione di qualche manciata di distratti click. In pratica il passa parola dei tempi che furono, solo più potente e ri-consultabile all'infinito, con la sola imposizione del pollice destro. In realtà parlando del passato, di pienoni a palazzo se ne sono visti tanti, ne citiamo 2 per tutti, non appartenenti al periodo d'oro di alta classifica costante di metà anni 80, per questo più significativi e sorprendenti se vogliamo. A cominciare da quello per la finale di Korac nel 1976 (aspettiamo amarcord da Domenico Latagliata, anche se forse ai tempi era troppo giovane persino lui), numero di spettatori indefinito ed illegale, nonostante la squadra (Chinamartini lo sponsor dell'epoca) fosse arrivata solo 24 mesi prima col trasferimento da Asti e stava anche retrocedendo in A2... Un' altra calca degna di nota e bella viva nella nostra memoria, gara 2 quarti di finale del 199o conto la odiata Cantù, la allora "Ipifim" vinse, scusate , dominò la A2 e ai tempi questo garantiva la partecipazione ai play off scudetto. Quel pomeriggio il palazzo non mostrava soluzione di continuità, una curva unica di cori e bandiere, tremava tutto, non si sentì neanche il rumore delle schiacciate di Darryl Dawkins, non a caso come molti sapranno soprannominato Chocolate Thunder non certo per la delicatezza dei suoi "appoggi" a canestro ....Non per fare torto a numerosi altri sold out, anche recentissimi e altrettanto indimenticabili , ma è così che sogniamo di vedere sempre la nostra cattedrale pagana, la punta di un iceberg enorme chiamato TorinoBasketCity, la città della Mole che respira pallacanestro sotto tutti i portici, in ogni controviale, in ogni piazza, in ogni periferia, in ogni palestra e soprattutto in ogni giardino pubblico dove ci sia un canestro, o più di uno. Non facile, ma l'unico modo per non correre il rischio di un nuovo ventennale oblio, è riempire costantemente le gradinate e i seggiolini del palazzetto costantemente, facendo anche più rumore possibile, reale ma anche mediatico. Chi consulta questo sito , probabilmente avrà idea di cosa è successo negli anni recenti, di chi è venuto sempre a vedere le partite anche nelle serie minori, di chi ci è tornato solo con la serie A, di chi si è scoraggiato dopo una mancata promozione Serie A , di chi poi è ritornato dopo la rocambolesca promozione dell'anno successivo, di chi ha pregato per rimanere in Serie A aspettando un risultato di un altro campo che non arrivava mai.... E forse anche di chi si è avvicinato solo recentemente e che mai prima d'ora aveva messo piede dentro le rotonde gradinate della vecchia arena, secondo noi è questa la buona notizia che fa sembrare il nostro sogno un po più reale, tanto quanto l'approdo di Fiat: non importa quanti o chi siano i nuovi frequentatori l'importante è che ce ne siano e si facciano notare in modo rumoroso e festoso, e abbiamo trovato interessantissimo questo gruppo che si fa chiamare "Curva Washington" in onore del giocatore più spettacolare, generoso, efficace e divertente che il roster di quest'anno annoveri. Deron Washington appunto, e i suoi fans sono esattamente come lui, colorati e carichi di un'energia inesauribile, seppure sistemati in un settore tradizionalmente molto posato, il primo anello numerato dal lato opposto alla "Curva Guerrieri" cioè il settore della tifoseria organizzata, ma volendo saperne di più, abbiamo incontrato uno dei loro componenti più estroversi, Daniele, lo abbiamo obbligato a fare da portavoce suo malgrado e ci siamo fatti raccontare qualcosa di loro...


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