Serie A

FALLO e CANESTRO - Nel bar sbagliato...

27.03.2017 12:27

(la foto è di Norberto Maccagno per Fotoracconti.it e Basket su Torino) In una delle mie scene preferite di “Bronx”, un gruppo di motociclisti, famoso per aver sfasciato diversi bar, entra in quello di Sonny, certo di ripetere le solite bravate. I bikers iniziano a far casino e Sonny chiude la porta dall’interno. Facce terrorizzate, “Come together” in sottofondo e una frase: “Stavolta erano entrati nel bar sbagliato”. Nella mia testa, i giocatori di Cantù, reduci da tre vittorie consecutive, sono arrivati convinti di mangiarsi in un boccone una squadra incerottata. Ma nel nostro bar hanno trovato Hollins. E mica solo lui: altri sette leoni. Anche i canturini erano entrati nel bar sbagliato. Ma andiamo con ordine. La settimana inizia con un’allucinante conta degli infortunati post-Venezia. Fra i tifosi la battuta “scaldati che domenica giochi” insidia, numericamente, quelle sull’ora legale. Wright e Mazzola difficili da recuperare, ma la mazzata è il mese di stop di Washington, perché inaspettato. Il de profundis si attenua quando si parla di un probabilissimo recupero di Wilson. Un cautissimo ottimismo quando vediamo la foto di Nicolai con Hollins, che arriva in tempo. Quando si sparge la voce che DJ White si sta allenando, a sorpresa, con la squadra è ufficiale: ci crediamo, siamo fomentatissimi, quando cacchio arriva domenica? Domenica arriva e, per onorare il giorno del Signore, abbiamo trovato il Messia. Il Messia del Pitturato, almeno. Ryan Hollins domina in attacco, intimidisce in difesa, stimolato da Poeta ci fa esplodere con un paio di alley-oop. Arrivato a casa, ho provato a dipingere una mattonella di azzurro: è apparso. E, tra l’altro, mi ha stoppato. Per quanto fondamentale, non di solo Hollins vive l’Auxilium, perché l’Auxilium è una Squadra. Okeke che parte in quintetto con naturalezza, Harvey che finalmente capisce quanto sia bravo da due (che poi tanto le triple le mette lo stesso), Poeta capitano totale a dispensare assist, Wilson che gioca una gara di rara razionalità, Parente che mette una bomba che incendia il Ruffini: questo e altro fissano il punteggio del primo quarto sul 25-11. Cantù prova a rientrare nel secondo quarto, ma è molto arduo se DJ White bagna il suo ritorno con uno di quei canestri che fa solo lui e non ci dovremmo neanche più stupire, ma siamo romantici e ci chiediamo lo stesso come abbia fatto. E’ arduo anche se Alibegovic decide di rompere il digiuno da triple come autopronosticato. O se Okeke prende un rimbalzo e si regala un gioco da tre che alza la temperatura in modo pazzesco: a quel punto guardo verso il basso e non ho idea di come sia umanamente possibile che Washington, a bordo campo con gli altri infortunati, abbia in testa una cuffia, senza liquefarsi, mentre al resto dei presenti sudano anche i lobi delle orecchie. Nel corso del quarto sono anche arrivati gli ultras ospiti e inizia uno scambio di messaggi improntati all’amore e alla fratellanza fra le tifoserie, mentre il periodo si chiude sul 41-25. Stesso leit motiv nel terzo quarto: Cantù si avvicina, Harvey la mette dall’arco. Cantù ci riprova, Poeta segna da casa sua. Cantù rialza la testa, White trova dei canestri dall’alto coefficiente di difficoltà, con mani che, probabilmente, hanno anche poteri taumaturgici. Si arriva agli ultimi dieci minuti ancora avanti di sedici. L’unico brivido arriva quando due triple in pochi secondi riportano i lombardi a meno dieci. Vitucci e il suo staff hanno preparato troppo bene una partita difficilissima per rimetterla in discussione: saggio timeout, White che segna da sotto e via. Quando le triple di Mirza (con tanto di gesto della cornetta, giusto per non gasare un pubblico che sta già ululando) e Peppe ci portano sul più sedici, capisco che il finale sarà un dolce alternarsi di standing ovation e saltellamenti vari. 87-76: com’è lontano lunedì scorso. La domenica si chiude guardando gli ultimi istanti di Brindisi-Avellino. Mentre il regista è più impegnato a inquadrare la moglie di Samuels che il campo (decisamente lodevole, però magari non staccare su di lei quando ci sono i tiri: aspetta che chiamino timeout, via) penso che i risultati sugli altri campi non ci hanno detto proprio benissimo, ma è mera constatazione: cosa vuoi che siano i risultati degli altri campi quando vinci in emergenza, di Squadra, una partita contro una rivale storica? Nulla. Quello che conta è continuare a essere il bar sbagliato per chi viene a farci visita. Quello che conta è non smettere di sognare.

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