Canestro e Fallo

“Il corto addio” - Canestro e fallo

16.05.2024 20:20

Doveva finire in maniera diversa sul campo per Basket Torino, ma bisogna rassegnarsi al fatto che i supereroi non esistono, ma gli umani sì e quindi se sei corto tutto l’anno, se sei martoriato dagli infortuni, se nessuno interviene alla fine la paghi e scoppi fisicamente e mentalmente. E così dal finale della fase  a orologio (la maledetta Pasqua con Orzinuovi) in poi solo sconfitte e un netto 3-0 subito nella serie con Trieste. Sprazzi di cuore enorme, come sempre, ma è mancato qualcosa della squadra che sapeva giocare di squadra come poche altre. Lo si vedeva in alcune scelte sbagliate in attacchi fondamentali (vedi il possesso sul più uno in gara due a poco più di un minuto dal termine) così come in momenti di nervosismo inspiegabile (il tecnico preso con tre liberi a favore in gara tre). La benzina era finita, abbiamo sognato a lungo di ripetere le magate della scorsa stagione, ma è andata così.

Doveva finire in maniera diversa in panchina con Franco Ciani blindato, ascoltato, supportato. Invece il coach è stato lasciato solo a fare tutto: mercato, comunicazione, allenamento. Come temevo nel pezzo scritto dopo il successo di Forlì c’era la possibilità di stancarsi di una situazione di perenne emergenza ed è successo. Nel pomeriggio di oggi le voci che si rincorrevano da giorni si sono concretizzate: il coach friulano e Torino si separano.

Nessuna conferenza stampa (per ora), ma un comunicato scarno, un corto addio. Otto righe del presidente Avino dove ringrazia l’ex tecnico di Agrigento con plauso speciali per i notevoli successi della stagione precedente (l’ultima dove si è riscritto il concetto di “rotazioni all’osso” nemmeno nominata) e una frase finale sul fatto che questa scelta “rappresenti una nuova spinta e sia la migliore per il futuro di Basket Torino”. Chissà cosa vorrà dire nel concreto. Lo scopriremo solo vivendo.

Franco Ciani per l’ottanta per cento del suo mandato ci ha regalato una squadra che ha giocato una pallacanestro bella, divertente, di squadra e di cuore. Ci ha fatto esaltare, ci ha fatto godere, ha riscritto la mistica di un marchio che negli anni precedenti poteva scrivere trattati su come perdere partite nel finale, trasformandola nella banda di assatanati che, punto a punto, non battevi praticamente mai come sa benissimo quella Treviglio che pare, al momento, la squadra più accreditata ad accoglierlo. Ha riportato la gente a riempire il Ruffini anche se è stato solo il sogno di quattro notti di inizio estate. 

Ciani mancherà anche dal punto di vista umano e comunicativo. In ogni conferenza stampa c’era sempre qualche perla da ricordare, dal mitico “siamo Pierino nella classe dei maestri” in poi. L’amore è strano, ci fa affezionare alle squadre per vie traverse. Ho amato questa Torino con lo stesso trasporto con cui mi innamorai di quella di Federico Danna nel 1991, di quella del Pilla, di quella del secondo anno di Vitucci. Gruppi che avevano qualcosa di speciale dentro e che sono rimasti nel cuore al di là dei risultati. Ho voluto tanto bene a questa Torino, perché ho voluto tanto bene al suo allenatore anche se gli ho parlato mezza volta, non importa, mi è bastato e ora la smetto perché mi viene il groppo in gola e soprattutto non voglio fare un santino retorico. Rimarrà il rimpianto di aver trovato il Dido Guerrieri del 2020 ed essercelo fatto scappare. 

Chi arriverà? Totonomi già in partenza anche se vorrei proprio capire chi sarà il coraggioso a prendere la guida tecnica di una società che al momento manca in alcuni ruoli apicali, che rischia di avere di nuovo un roster corto e che ripartirà ancora da zero (resterà il solo Ghirlanda?) e una piazza non sempre facile da scaldare. Vedremo se si innescherà un circolo virtuoso o saremo sempre di fronte al solito dilemma (la gente non va a palazzo perché la società non investe o la società non investe perché il Ruffini è sempre mezzo vuoto?). Il futuro sembra grigio, un minimo di chiarezza fosse anche “quest’anno lotteremo per salvarci” sarebbe d’uopo, poi uno si regola che se le squadre ci danno dentro alla fine le vai sempre a vedere e te ne innamori. A questo penseremo domani. Adesso fatemi scrivere per l’ultima volta Forza Reale Mutua Basket Torino di Franco Ciani. Sigh.

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