Serie A

Vendemini, 40 anni fa se ne andava il Gigante Buono

20.02.2017 12:25

21 febbraio1977, mattina presto. Diciamo intorno alle 7,30. Appena prima di uscire di casa, avendo all'epoca undici anni e poco più. Aspettavo che papà fosse pronto a portarmi a scuola, come sempre. La radio era accesa, in cucina. Come sempre. Titoli del giornale radio più o meno interessanti, per un ragazzino come me. L'ultimo dei quali fu però bruttissimo, al punto da lasciarmi incredulo. Il giorno prima - 20 febbraio, al palazzetto di Forlì, mentre stava effettuando il riscaldamento pre partita - era infatti morto Luciano Vendemini. Giocatore di basket della Chinamartini Torino, la mia squadra. Quella che già andavo a vedere al Ruffini, quella che avrebbe voluto pensare in grande grazie al suo arrivo, quella che avrei amato e basta. Rimasi di sale, ovviamente. Ma era tutto vero e, pur in assenza di internet e telefonini, la notizia venne rapidamente confermata. Oggi, al Ruffini, una targa ricorda ancora il numero 7 di quella 'China': sarebbe bello che domenica, prima del match contro Brindisi, l'attuale Auxilium Cus omaggiasse un suo figlio. LO SPORT \ STAMPA SERA - Lunedì 21 Febbraio 1977 Luciano Vendemini, asso del basket, stroncato da un collasso MORTE ASSURDA DI UN GIGANTE I compagni di squadra della Chinamartini lo hanno visto sbiancare in palestra - Il cuore ha cessato di battere all'improvviso, un'ora prima della partita di Forlì ANTONIO TAVAROZZI Morire a 25 anni è sempre atroce. Morire a 25 anni quando si è un atleta, un uomo allenato alla fatica sportiva, un maxi-uomo alto 2 metri e 12 centimetri e pesante 107 chili, è incredibile, assurdo. Luciano Vendemini era un gigante e se n'è andato in questo modo, cancellato via dallo sport e dalla vita in pochi minuti: alle 16,50 di ieri è entrato nella palestra di Forlì con i suoi compagni della Chinamartini-basket, alle 17 — un'ora prima della partita di campionato con la Jolly — lo hanno visto svenire, sbiancare, morire. Senza una parola, stroncato da un collasso cardiaco velocissimo e ferocissimo. All'ospedale Morgani, dove lo hanno trasportato subito con un'auto della polizia, Vendemini è giunto cadavere. La salma rimane a disposizione dell'autorità giudiziaria, oggi verrà effettuata l'autopsia per chiarire come e perché il cuore del giocatore si è fermato di colpo. « Eravamo arrivati al campo da una decina di minuti, Luciano era allegro e tranquillo — racconta Gianni Maffei, il direttore sportivo della Chinamartini - Ci siamo seduti sulle poltroncine della tribuna, in attesa di passare agli spogliatoi dove i giocatori si sarebbero cambiati per la partita. É arrivato uno dei due arbitri, Casamassima, ha salutato il nostro gruppo e ha stretto la mano proprio a Vendemini: "Come va Luciano?" gli ha chiesto e la risposta "Bene, grazie" è arrivata normale, sicura. Infatti Luciano stava benissimo, aveva mangiato in albergo con buon appetito, scherzato con i compagni. Quando stava lì seduto, in palestra, parlava con il nostro accompagnatore Piero Cerniti, dell'ufficio pubbliche relazioni della Martini e Rossi, gli chiedeva di far avere un biglietto d'ingresso per il fratello, in arrivo da Rimini per assistere all'incontro. Subito dopo lo abbiamo visto reclinare il capo, bianchissimo in volto. Rantolava, Cerutti si è messo a gridare, siamo corsi tutti e Beppe De Stefano, Il nostro general manager, gli ha subito " provato " il polso: non batteva più. Una tragedia straziante, pazzesca». I compagni di squadra sono rimasti in palestra, ad attendere l'impossibile notizia che Vendemini era stato salvato, tenuto in vita. Dall'ospedale è arrivata subito la conferma dell'impotenza dei medici ad intervenire. I dirigenti hanno informato i giocatori, in un'atmosfera di comprensibile disperazione, lasciando a loro la decisione di disputare o meno la partita con il Jolly. Con le lacrime agli occhi la squadra "si è riunita nello spogliatoio e ha stabilito di onorare la memoria di Vendemini sul campo, accettando di partecipare ad un incontro che ovviamente a quel punto aveva solo valore simbolico. Il pubblico di Forlì, messo al corrente dell'accaduto, ha applaudito con un'ovazione i giocatori torinesi seguendo poi quasi in silenzio le fasi di un incontro senza storia, finito sul punteggio di 122-101 a favore della squadra di casa. Dopo la gara cestisti e dirigenti della Chinamartini si sono recati in ospedale per l'ultimo saluto a luciano Vendemini, prima di tornare a Torino con il pullman della società. Intanto radio e televisione avevano diffuso la tremenda notizia, i parenti cercavano di tenerla nascosta alla signora Laura, la giovane moglie del giocatore, recatasi venerdì a Rieti per assistere ad un matrimonio. Luciano aveva chiesto all'allenatore Gianni Asti il permesso di non rientrare subito a Torino per passare una giornata a casa sua, a Rimini, dove lo avrebbe accompagnato il fratello. Con una frase abituale in queste fulminee tragedie, bisogna dire che niente lasciava supporre nemmeno un malessere del giocatore. Vendemini era in ottima forma, venerdì pomeriggio aveva partecipato con entusiasmo alla nostra « festa del basket» al teatro Alfieri, subito dopo era stato tra i più attivi nell'allenamento-partita fra Chinamartini e Cinzano al Palasport. E sabato mattina aveva completato la preparazione regolarmente, prima della partenza per Forlì. Una vigilia serena, la mattina della domenica trascorsa leggendo i giornali e passeggiando, poi il pranzo all'hotel della Città, le solite battute del pre-partita. Pareva una trasferta come tante. Oggi, dopo l'autopsia, i medici potranno spiegarci qualcosa di più. Per ora restiamo tutti angosciati e sgomenti, davanti a una realtà che supera l'immaginazione nella maniera più crudele. Si fanno ipotesi sulle cause del collasso, si pensa ad un embolo, si esclude l'infarto perché la morte non è stata preceduta da alcun disturbo fisico, si ricorda che il giocatore fu operato per vene varicose alle gambe. Si piange, soprattutto, un gigante buono che è scomparso in pochi secondi: Luciano Vendemini, 25 anni, 212 centimetri, 107 chili, un destino maledetto. Il professor Achille Galassia primario del reparto di pneumologia presso l'ospedale Morgani di Forlì, non ha potuto far altro che constatare il decesso del giocatore: « Appena Vendemini è giunto al Pronto Soccorso — racconta — si è proceduto a vari tentativi di rianimazione ma il ritmo cardiaco era ormai inesistente. Il decesso è stato immediato, il cuore si è fermato rapidamente già prima del ricovero. Solo dopo l'autopsia si potrà parlare della causa del collasso ». Il dottor Enzo Borghetti, medico della Nazionale di basket: « Vendemini è stato più volte sottoposto ad una serie di esami, come tutti gli atleti convocati per le Olimpiadi, e non è mai risultato alcun che di sospetto sulla sua salute ». Il dottor Giovanni Sobrino, medico della Chinamartini Torino: «Il giocatore attraversava un periodo di perfetta efficienza atletica, per un tragico scherzo del destino si può dire che non era mai stato bene come nelle ultime settimane dato che in precedenza lo angustiava sovente un raffreddore poi del tutto sparito ».

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