Amarcord

AMARCORD: La Chinamartini sfida Cantù

23.03.2017 16:24

Primavera 1979, vigilia di Chinamartini Torino-Gabetti Cantù. Tra infortuni, prospettive e squadre che Gianni Menichelli (La Stampa) definiva senza mezzi termini ‘da rifare’. Torino avrebbe poi fallito l’accesso ai playoff di un nulla, arrivando nona a pari merito con la Xerox Milano ma rimanendone esclusa per gli scontri diretti: Cantù invece si piazzò terza dietro Varese e Bologna (poi campione d’Italia, con Caglieris in squadra), uscendo però al primo turno playoff contro Rieti.

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“Il nostro obiettivo era l'ottavo posto, ma a questo punto siamo nelle condizioni di arrivare sesti. Se otterremo questo risultato, la China avrà fatto di più di quanto sarebbe lecito attendersi da una squadra come la mia. Con 16 punti nel girone d'andata, tuttavia, confesso che resterei deluso se non finissimo fra i primi sei, pur essendo ben cosciente dei limiti della nostra formazione”. Cosi - più o meno - diceva Sandro Gamba soltanto due mesi fa, al termine dell'andata della serie A di basket. Con la vittoria di Venezia la Chinamartini aveva suggellato una splendida «fase ascendente»: otto successi su tredici incontri. Pareva avviata ad un trionfale ingresso nei «playoff» e le previsioni del suo allenatore potevano essere giudicate addirittura prudenti. Questa sera, alle 21, la squadra torinese va invece in campo al Palasport di Parco Ruffini nella 24' e terzultima giornata, dopo aver raggranellato la miseria di otto punticini nelle prime dieci partite di ritorno, dopo essere scivolata fino alla settima posizione in classifica (a pari merito con la Xerox, che ha per di più confronti diretti positivi), avendo ancora a portata di mano il gruppo delle quarte (Arrigoni, Perugina e Gabetti), ma avendo anche alle costole la nona (Antonini). L'avversaria di stasera è la Gabetti e la partita «clou» della giornata è un'ultima spiaggia per le due. I canturini hanno disputato un campionato esattamente agli antipodi rispetto a quello della China: inizio disastroso, poi ripresa a strappi, con molti inciampi e molte cadute, ma con una messe di vittorie sufficiente se non altro a tenere la squadra in zona playoff e quindi, in teoria, in zona-scudetto. Ciò che però accomuna China e Gabetti (oltre alla necessità assoluta di vincere stasera, ciascuna per continuare a cullare i propri sogni differenti) è il fatto, ormai non discutibile, d'essere squadre da rifare o quantomeno da correggere radicalmente. Chi — a Cantù — ha sperato fino all'ultimo in una prepotente resurrezione della Gabetti dai suoi mali, ha dovuto arrendersi domenica davanti al nuovo tonfo contro la Xerox, più amaro perché susseguente alla buona prova nella finale di Coppa Coppe. La Gabetti è una squadra sbagliata, senza veri rimbalzisti, piena di doppioni dì classe (Batton, Della Fiori, Bariviera ed anche Tombolato), impossibilitata a sfruttarli a dovere tutti insieme, il vero guaio è probabilmente questo, ben mascherato solo quando — come a Parenzo — almeno un paio dei quattro semi-lunghi azzeccano la giornata di gran vena e di concentrazione ai rimbalzi e in difesa. Neumann, tanto discusso, è il male minore, a patto che Taurisano abbia il coraggio di utilizzarlo a strappi, come arma tattica, sfruttandone la classe cristallina e le capacità di risolutore solista e mettendolo a sedere quando la sua «follia» potrebbe mandare in pezzi la squadra in fasi particolarmente delicate. Marzorati può ben sdoppiarsi facendo il regista-gregario (come a Parenzo) quando c'è Neumann e ridiventando anche primattore quando si ritrova al fianco Recalcati. Certo: sono tutte situazioni d'emergenza, rabberciamenti. Il prossimo anno la Gabetti avrà bisogno di un pivot vero, dovrà rinunciare ad almeno un'ala e trovare una guardia Usa (perché non Jimmy Foster, che sarà libero da Novara?) che consenta vita più tranquilla a tutti. Si parla anche di partenza di Arnaldo Taurisano e di arrivo di Valerio Bianchini: sì, forse Cantù ha bisogno di rifondarsi dalle radici, con tutto il rispetto per il «Tau». La China invece Beppe De Stefano l'ha rifondata cento volte dai tempi di Asti ad oggi. E' stato un manager spesso abile e spesso sfortunato. Quest'anno nella sfortuna gli sta facendo compagnia Sandro Gamba, che quasi unanimemente è giudicato il miglior tecnico italiano e per il quale certe volte si prova autentica compassione, assistendo a certe sciaguratezze commesse in partita dai suoi giganti. La China delle giornate-sì ha ben

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mostrato come sappia giocare una squadra allenata da Gamba, solida, concreta, efficiente, per quanto pesante e «cavallona» come è nelle caratteristiche dei giocatori a disposizione. La China delle molte giornate-no, dei primi tempi disarmanti, dei secondi tempi tragici, ha ampiamente dimostrato d'essere essa pure una squadra da ristrutturare: con un americano lungo più continuo e brillante di Denton (che stasera non giocherà, per uno «stiramento») e con almeno un paio di pedine anche meno forti in assoluto, ma più «garantite», agili, aggressive, costanti che i vari Mina, Marietta, Benatti, Fabbricatore e compagni. A tutti costoro (come pure ai giocatori della Gabetti) il campionato offre ancora occasioni per smentire almeno in parte questi giudizi. A cominciare da stasera.

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